venerdì 27 febbraio 2009

Premetto che verso Vespa, giornalista serio e scrupoloso nonché uomo di spettacolo e di potere nutro stima: all’età di sedici anni in un teatro dell’Aquila, sua città natale, mentre tutti gli aquilani erano spettatori incantati dinanzi al televisore a guardare una trasmissione famosa del sabato, insieme a sei altre persone, assisteva invece ad una rappresentazione teatrale culturalmente impegnata (credo fosse uno spettacolo di Renzo Giovanpietro).
Questo evento dell’adolescente Vespa, ci fa conoscere quali fossero i suoi interessi e la sua determinazione.
“Porta a Porta “ è considerata da tutti la “Terza Camera” in cui l’Italia dei politici e degli economisti, dei vip e dei protagonisti di eclatanti fatti di cronaca si racconta e dove al pubblico viene offerto uno spaccato della società.
Considerato il livellamento verso il basso della cultura italiana in cui rientrano non solo gli strati più popolari ma anche professionisti ed intellettuali, la trasmissione si eleva ad opera meritoria dell’informazione generale…alla fin fine qualcosa viene recepito…ed è meglio di niente!
Dopo questa premessa parliamo dunque del Teatro indicato nel titolo.
La trasmissione che possiamo definire il “Bruno Vespa Show” ha riportato in auge i fasti della sceneggiata, in particolare napoletana, ben radicata nella tradizione teatrale italiana sin dalla Commedia dell’Arte con l’aggiunta delle implicazioni tipiche del teatro moderno ed in particolare di quello pirandelliano.
Cerco di seguito di giustificare questa impressione.
Rifacendomi alla più classica tradizione della sceneggiata napoletana, in ogni puntata abbiamo “isso/issa/ o’malamente” che da soli o a gruppi iniziano la loro recita.
Normalmente “isso” , il bravo giovane della tradizione, è la personalità che si omaggia e che, da protagonista, cerca di respingere gli assalti e le insidie del “malamente”, normalmente un oppositore che per idee diverse, spirito di contraddizione o visibilità mediatica, sostiene sempre il contrario di quanto afferma “isso”.
“Issa” recita la parte di bel contorno, può essere anche una bella statuina messa al centro, anche se in un ruolo ininfluente nella contesa, inquadrata dalle telecamere come immagine sexy e dai cui occhi si legge la speranza che attraverso il satellite, qualche nababbo, preferibilmente arabo, le faccia pervenire una proposta indecente alla quale non potrà rifiutare e che potrebbe dare una svolta decisiva alla sua vita.
Sul protagonista “issa” uomo o donna di un fatto di cronaca eclatante, di un evento mediatico, di un successo sportivo e sulla sua interpretazione, disquisiscono sia “isso” che “o’malamente”.
La corsa ad essere invitati ad interpretare questi ruoli è continua e gli attori, in special modo i politici, considerano la partecipazione veicolo di visibilità e quindi di successo.
Nello svolgimento degli atti della trasmissione si presentano situazioni pittoresche, affermazioni stravaganti, atteggiamenti talvolta anche violenti (si pensi alla Mussolini / Belillo) tali che attori consumati difficilmente riuscirebbero a renderli così verosimili.
A questo punto si inserisce una situazione pirandelliana: il politico, l’intellettuale, la star belloccia o il protagonista di turno, cessano di essere persone e diventano personaggi inseriti nello svolgersi della rappresentazione e da questo ruolo ne rimangono imprigionati.
Si creano situazioni che oltre che a Pirandello rimandano ad Harold Pinter con ad esempio Bertinotti che da politico si cala nel ruolo del “o’malamente”, ci si immedesima a tal punto che non può più modificare nessuna sua proposta politica fatta agli “isso” poiché il ruolo interpretato non glielo permette e la sua visibilità e forza ricade proprio nella immedesimazione con la quale interpreta questo personaggio.
Giungiamo poi al massimo dell’assurdo: il segretario di un grande partito politico, è considerato un meritevole di questo incarico più per la sua interpretazione a “Porta a Porta” che per i suoi meriti ed idee di uomo politico che viene invitato in una trasmissione televisiva per discutere e proporre il programma politico.
Abbandonare il ruolo di “o’ malamente” e cercare un accomodamento con “isso” e “issa”, renderebbe il personaggio poco interessante e porterebbe, inevitabilmente a farlo successivamente sostituire con un interprete più credibile che a sua volta, con la visibilità ottenuta, potrebbe divenire il prossimo segretario del partito.
Vespa ha inserito e fuso, con indubbia capacità dell’utilizzo del mezzo televisivo ( e qui entriamo nello specifico), la grande tradizione italiana della Commedia dell’Arte e della sceneggiata con le problematiche più complesse del Teatro moderno e contemporaneo.
I personaggi sono chiusi in un ruolo loro assegnato e sono molto distanti dalla realtà che in apparenza vorrebbero rappresentare.
Se volessimo completare lo spettacolo da sceneggiata napoletana, sarebbe il caso, qualche volta, l’intervento dall’esterno di Vittorio Marsiglia che, come avviene in teatro con il suo spettacolo “Isso, Issa e o’malamente” , interrompe la recita inserendo fatti e situazioni nuove che stravolgono di volta in volta l’impianto originario.